Due famiglie per Flip

L’affido familiare raccontato in un albo illustrato

Flip è un piccolo coniglietto che vive con la sua bella mamma e i suoi fratellini.
Sembrano una famiglia felice, ma un giorno mamma coniglia inizia ad essere strana e Flip si sente triste, ha sempre fame e la sua bella tana è sempre sporca perché la bella mamma non se ne cura più. In quel momento Flip incontra una mamma scoiattolo e trascorrerà del tempo con lei e la sua famiglia che si prenderà cura di lui fino a che mamma coniglio non sarà di nuovo in grado di farlo.

“Mamma coniglio é bella e bianca, con le lunghe orecchie appena spruzzate di nero. Non c’é nessuna come lei. Anche se é un po’ distratta, e nella ciotola della cena, invece delle carote, stasera Flip ha trovato dei legnetti duri che a rosicchiarli quasi gli spezzano i denti.”

Quest’albo parla con eccezionale delicatezza del tema dell’affido familiare.
Il libro mira a far capire ai bambini che a volte può capitare che i genitori, anche se sembrano allegri e gioiosi, non sono in grado di occuparsi dei loro bambini e per questo è necessario chiedere aiuto ad altre famiglie.

Che cosa si intende per affidamento familiare?

L’affidamento familiare è l’accoglienza temporanea di un bambino, privo di un ambiente familiare idoneo, in un ambiente familiare che possa assicurargli l’educazione, l’istruzione e risposta alle sue esigenze affettive. A differenza dell’adozione, l’affido si caratterizza per la continuità dei rapporti con la famiglia d’origine e la temporaneità dell’accoglienza: deve essere infatti previsto il rientro del minore nel nucleo di appartenenza. Questo permette a una famiglia, ma anche a single o conviventi, di accogliere un minore in difficoltà per un periodo di tempo limitato.

Per quanto riguarda l’affidamento a terze persone, a differenza dell’adozione, che è consentita solo a persone coniugate da almeno tre anni, possono avere in affidamento un minore anche le coppie di conviventi o le persone singole. L’idoneità degli affidatari è stabilita tramite un percorso di diversi colloqui, in base all’analisi dei seguenti parametri:

  • età;
  • condizione psicofisica;
  • abitazione;
  • autosufficienza economica;
  • motivazioni all’affido;
  • storia personale e/o di coppia.

Chi controlla questo processo?

Il processo di affido dipende dai Servizi sociali che decidono di affidare temporaneamente un minore ad una famiglia diversa da quella di origine, con la quale però si mantengono sempre i rapporti. In Italia l’istituto dell’Affido Familiare è regolamentato dalla legge 149/01, in cui si afferma il diritto del minore ad essere educato nella propria famiglia e, in mancanza di essa, a poter fruire delle cure di una famiglia altra, che possa quindi esercitare una funzione vicariante. Per un approfondimento dal punto di vista giuridico, vi rimandiamo a questo file in pdf.

Le forme di affidamento sono molteplici, e sicuramente quella più complessa è l’affidamento a rischio giuridico. Si tratta di un affidamento etero familiare previsto nei casi in cui i genitori naturali del bambino non sono in grado di offrire al figlio una risposta adeguata ai suoi bisogni. In questi casi il Tribunale per i Minorenni sceglie per il minore una famiglia fra le coppie che hanno offerto disponibilità all’adozione nazionale. Durante questo tipo di affidamento il bambino manterrà rapporti con la famiglia biologica, non potendosi escludere un suo riavvicinamento ad essa, e viene garantito l’anonimato della famiglia che accoglie il bambino. 

Il processo é lungo e faticoso e necessita di un intervento tecnico-professionale a supporto dei genitori adottivi per il sostegno di ogni fragilità, ma soprattutto deve essere finalizzato alla consapevolezza di sentirsi responsabili di dare di più.

Riprendendo i cardini della psicologia e dell’attaccamento, l’affidamento é una vera e propria sfida e, come diceva Bowlby:

La propensione ad esperire angoscia per la separazione e il dolore per la perdita sono i risultati ineluttabili di una relazione d’amore, del fatto di voler bene a qualcuno.

 (Bowlby, 1973).

Il momento della separazione

Non dimentichiamoci che nel sistema dell’attaccamento gioca un ruolo importante anche la separazione, sia per il bambino che per il genitore. In una situazione di affidamento familiare, la famiglia affidataria ha l’obbligo di badare al minore dal punto di vista materiale, educativo, affettivo e psicologico fino a che la famiglia originaria torna ad essere in gradi di badare al figlio. In tutto questo periodo, il bambino dovrà lottare con sentimenti e sensazioni quali shock, negazione, protesta, disperazione mentre i genitori naturali si sentiranno sopraffatti e delegittimati del proprio ruolo, almeno in parte esclusi dal percorso evolutivo del proprio piccolo. Inoltre, il bambino potrebbe sviluppare anche senso di colpa nei confronti della famiglia naturale.

Purtroppo tutto questo é inevitabile e fa parte del percorso evolutivo a cui si va incontro. La cosa più importante, e non certamente facile, é cercare di utilizzare questi momenti in modo strumentale per permettere al bambino di comprendere che possono coesistere diversi modi di vivere, e che lui stesso, nel faticoso percorso di crescita di cui è protagonista, potrà compiere delle scelte e percorrere la strada maggiormente in linea con il perseguimento dei suoi scopi.

Tutti questi passaggi vengono spiegati perfettamente nell’albo che noi vi consigliamo di leggere soprattutto se lavorate nell’ambito dell’affido e dell’adozione.

BIBLIOGRAFIA:

  • Bowlby, J. (1973a). Attaccamento e perdita,vol. 2: La separazione dalla madre. Tr. it. Boringhieri, Torino 1975.
  • Carminati, M., Chistolini, M., Colombo, F., Ferrario, G., Gagliardi E., Gatti, M., et al. (2012). Nuove sfide per l’affido. Milano: Franco Angeli.

Letterapia con “Revolutionary Road” di Richard Yates

Per il nostro appuntamento mensile con letterapia, questo mese vi raccontiamo un libro divenuto famoso anche per la trasposizione cinematografica, che vede protagonisti Frank e April, due ragazzi che si conoscono, si innamorano, si sposano, diventano genitori e decidono di trasferirsi in collina, a Revolutionary Hill, nel Conneticut.

Revolutionary road di Richard Yates non è solo una storia d’amore, anzi, è quasi un romanzo di guerra, perché il massacro tra i due coniugi è, fin dalla prima pagina, carico di negatività: le liti tra April e Frank sono violente e subdole, ma sono anche bruscamente vere e nette, prive di mezzi termini e consolazioni. In particolare, l’evento che fa traboccare il vaso è una gravidanza inaspettata e non desiderata, che sarà la causa, quasi principale, di tutto quello che accadrà in seguito a questa scoperta.

Ma cosa succede in una coppia quando ci si trova di fronte a questa situazione?

Se i futuri genitori decidono di portare avanti la gravidanza, esistono due alternative: cercano di reprimere il loro senso di rifiuto nei confronti del bambino che aspettano oppure mettono in moto un processo di rivalutazione delle loro aspettative e riescono a costruire un nuovo desiderio, grazie ai nuovi affetti che si risvegliano tra di loro.

Una coppia che deve decidere se portare avanti o meno una gravidanza vive un dramma esistenziale notevole. Attualmente è possibile legalmente interrompere la gravidanza, ma dal punto di vista emotivo e morale, può rivelarsi una decisione che segnerà la coppia, in special modo la donna, in maniera significativa. Importante è distinguere tra una gravidanza indesiderata e una gravidanza non pianificata. Nel primo caso, si tratta di un totale rifiuto della possibilità di avere un bambino. Nel secondo caso l’idea di avere un bambino non viene rifiutata, ma la nuova vita arriva in un momento non ideale.

Quello che succede a Frank e April lo lasciamo scoprire a voi, ma nel frattempo approfondiamo insieme l’argomento!

Quando si aspetta un figlio, la paternità e la maternità sono vissuti, per ovvie ragioni, in modo diverso, ma le domande che una coppia si pone nel momento della gravidanza possono essere condivise e possono essere le stesse.

Siamo pronti? Cosa abbiamo sbagliato? Lo vogliamo tenere o pensiamo di non essere in grado di essere genitori? Mi sento colpevole? Il mio rifiuto per mio figlio è totale o parziale? Quali sono i motivi per non voler questa gravidanza?

Queste sono solo degli esempi, ma potrebbero aiutare la coppia genitoriale a prendere una decisione e, soprattutto, la indirizzerebbero ad aprire un dialogo che, forse, fino a quel momento non é avvenuto. Un elemento difficile da gestire é la pressione che viene dal mondo esterno, quello di contorno alla coppia. Quando si aspetta un figlio,  tutti si sentono in diritto di dire quello che si dovrebbe fare, a partire dal parente più vicino, all’amico più lontano.  Ascoltarsi é, invece, un elemento chiave di questo periodo. Se ci si trova in un momento di disorientamento o confusione, é importante chiedere un aiuto professionale: uno specialista aiuta la coppia a valutare in maniera imparziale e professionale la propria condizione. Può dare consigli sulle procedure legali e sociali nel caso si voglia interrompere la gravidanza o può indicare la strada per portarla a termine in maniera sana ed equilibrata.

“Ti odio. Sei solo un ragazzo che ad una festa, una volta, mi ha fatto ridere”.

Cosa succede al figlio quando la gravidanza non viene interrotta?

 Purtroppo sarà proprio lui a rimetterci. La conseguenza più frequente, in questi casi, è che il bambino cresca circondato da grandi privazioni a livello affettivo. I genitori gli daranno da mangiare, ma senza amore, gli daranno un tetto sopra la testa, ma si sentirà un estraneo in casa sua.

Per questo motivo, per esempio, molti genitori che non desideravano avere figli, poi diventano gelosi di loro, non lasciano che nessuno li sfiori, e potrebbero arrivare a percepirli come persone che potrebbero venire distrutte facilmente, proprio perché il legame affettivo tra loro è estremamente fragile. Si va così a creare una vera e propria distanza emotiva, quasi come se mancasse sempre qualcosa, un qualcosa che difficilmente potrà essere colmato. I figli non voluti fanno più fatica a costruire relazioni affettive sane nella loro vita adulta, fanno fatica ad ammettere di aver bisogno di qualcuno o ad accettare che qualcuno abbia bisogno di loro. Una relazione affettiva può essere asfissiante per loro: è un meccanismo di difesa contro l’intimità che non hanno mai avuto.

Ci teniamo a chiudere con un articolo molto interessante che abbiamo letto su “The Vision” e di cui vi riportiamo il link qui di seguito: https://thevision.com/attualita/responsabilita-gravidanze-indesiderate/ e, ovviamente, se non avete letto il libro di cui vi abbiamo parlato questo mese, recuperatelo al più presto!

Mi chiamo Lentiggini

Un albo illustrato sugli stereotipi di genere

“Chi decide quali cose sono per i bambini e quali per le bambine?” questa è la domanda che si pone la protagonista di questo libro. Lentiggini è una bambina a cui piace giocare con le bambole e giocare a calcio, avere i capelli corti e indossare qualsiasi vestito anche quelli dei suoi fratelli ma le persone intorno a lei non fanno altro che ricordargli che ci sono dei vestiti da maschio e altri da femmina, che le macchine sono per i bambini e le fate per le bambine. Anche il parrucchiere le chiede se vuole un taglio da maschio o da femmina.

Allora Lentiggini, in preda alla confusione, decide di scrivere le sue domande in una lettera da diffondere online. La lettera riceve molto sostegno e tutti la condividono ma nessuno riuscirà a trovare una risposta perché una vera risposta non c’è. Io mi chiamo Lentiggini, edito da Nubeocho e scritto da Raquel Dìaz Reguera, è un bellissimo albo illustrato che ci aiuta a riflettere sul tema degli stereotipi di genere. Cosa è una stereotipo di genere? E quando nasce?

Lo stereotipo di genere è quell’insieme rigido di credenze condivise e trasmesse socialmente su quelle che sono e devono essere i comportamenti, il ruolo, le occupazioni, i tratti, l’apparenza fisica di una persona, in relazione alla sua appartenenza di genere. Fin dalle prime fasi della sua vita, il bambin* è esposto alle influenze sociali di genere da parte dell’ambiente sociale e relazionale in cui è inserito e queste dirigeranno presto il suo modo di pensare, le sue credenze, gli interessi e le sue preferenze.

Relativamente all’origine degli stereotipi di genere sono state proposte due teorie. La prima è la teoria dello schema di genere, secondo cui attraverso l’osservazione il bambin* apprende le conoscenze relative al genere di appartenenza e costituirà degli schemi cognitivi che influenzeranno i suoi comportamenti futuri. La seconda, la teoria del ruolo sociale, afferma che i differenti ruoli sociali si strutturano in base alle credenze che le persone hanno relativamente alle caratteristiche maschili e femminili di personalità. In virtù di queste credenze, i genitori sviluppano nei confronti dei propri figli delle teorie attributive che li definiranno.

Secondo voi sarà possibile riuscire ad eliminare gli stereotipi di genere? Questo albo è utile per i bambini ma soprattutto per i più grandi perché insegnino agli adulti di domani a vivere secondo la propria volontà e felicità, con la speranza che nessuno debba più trovare una risposta alle domande di Lentiggini.

Gruppo di Lettura “Tutto chiede salvezza”

Il resoconto della discussione di Febbraio dal nostro gruppo di lettura

Come molti di voi sapranno, da un paio d’anni a questa parte organizziamo un gruppo di lettura, proponendo un libro che abbia qualche richiamo più o meno esplicito alla psicologia, per poi discuterne a fine mese in un gruppo Telegram.

Nel mese di febbraio abbiamo letto Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli, candidato al Premio Strega 2020 e vincitore del Premio Strega Giovani 2020.

La discussione però è stata speciale e diversa.

All’inizio la nostra idea era quella di raccogliere le domande dei nostri Psicolettori e girarle a Daniele che ci avrebbe potuto rispondere per via scritta e noi avremmo riproposto qui l’intervista.

Avevamo già utilizzato questa modalità ed era molto piaciuta sia a noi che ai partecipanti al gruppo. Abbiamo così contattato lo scrittore e, con nostra grande sorpresa, ci ha risposto con una controproposta: organizzare una video call con tutti i partecipanti al gruppo!

Come potevamo dire di no?

La discussione si è svolta il 25 Febbraio, data particolare perché era esattamente un anno dall’uscita del libro nelle librerie. La pessima connessione internet non ci ha di certo aiutato a rompere il ghiaccio, però una volta ristabilita, la discussione ha preso il via!

Oltre ad avere festeggiato insieme questo traguardo, Daniele si è dimostrato una persona molto alla mano e disponibile a parlare di ogni tipo di argomento. Ha risposto con chiarezza e precisione a tutte le nostre domande. Sono stati toccati molti temi, alcuni riguardo la stesura del libro e le sue scelte stilistiche, mentre altri più personali ed autobiografici.

La discussione si è aperta con una domanda su un tema che aveva incuriosito un po’ tutti: la scelta di scrivere il testo in dialetto romano.

Daniele ci ha risposto con una bellissima riflessione sul dialetto come “lingua” che plasma la nostra identità, essendo legata alla nostra zona d’origine. Ci ha fatto riflettere sulla fatica che a volte si fa per non usare le inflessioni dialettali, quasi volessimo apparire più “colti” ed educati. Così facendo, però, non facciamo altro che privarci della nostra identità ed unicità.

Ci ha fatto poi notare che spesso il dialetto viene visto in un’accezione negativa, come se parlarlo volesse dire essere di “poca cultura”. Dal suo punto di vista, il dialetto è molto importante, soprattutto per posti come l’Italia dove di dialetti ce ne sono tantissimi e sono stati anche la lingua usata per la scrittura di alcune delle opere più importanti della nostra letteratura, come la Divina Commedia, ad esempio.

Dopo aver sviscerato la parte stilistica del romanzo (ed aver ricevuto un piccolo spoiler sul nuovo romanzo in uscita ad Ottobre), ci siamo addentrati nei temi più prettamente psicologici trattati nella storia.

Per prima cosa, abbiamo parlato delle strutture psichiatriche, ambientazione della storia stessa. Daniele ci ha raccontato di essere un frequentatore di queste strutture, sia per motivi lavorativi che per motivi più strettamente personali, e quindi ha spesso a che fare con persone del settore, quali infermieri, psicoterapeuti e psicologi.

Noi tutti abbiamo riportato di essere stati negativamente colpiti dal rapporto che si instaura tra medico e paziente e Daniele ci ha raccontato che in tutto questo periodo ha avuto conferme da chi è nel settore che le cose che lui ha raccontato nel libro sono, purtroppo, ancora così, nonostante siano passati più di vent’anni.

Inoltre spesso sembra come se l’approccio biochimico non si sa stato ancora del tutto superato in favore di un approccio multidisciplianare, il migliora da usare in questi casi.

La consulenza di un’equipe multidisciplinare è, di solito, composta da neurologo, neurochirurgo, psicologo, psicoterapeuta e pedagogista clinico. La presenza di figure eterogenee tra loro per formazione e competenze è il risultato di una scelta meditata che ha origine nella comune convinzione che il soggetto non si esaurisca nella somma dei suoi sintomi, ma sia una persona unica e complessa, risultante dall’interazione tra diverse dimensioni: corporea, intellettiva, emotiva e sociale. L’obiettivo che l’equipe si pone, quindi, non è semplicemente quello di curare i sintomi (il corpo), ma di migliorare la qualità di vita dell’individuo, occupandosi della dimensione emotiva e sociale, e del relativo disagio che la sindrome può causare.

Citazione tratta dal libro

Un altro elemento fondamentale emerso è stato quello dell’ importanza della letteratura.

Daniele si è definito “un salvato della letteratura”, non solo come scrittore, ma anche come lettore e divulgatore scientifico di un mondo che aiuta spesso le persone ad esprimersi lì dove ci sono delle difficoltà. Abbiamo parlato dell’importanza del diario terapeutico e della scrittura come terapia che può aiutare le persone a trovare un posto per le proprie emozioni, anche le più indescrivibili.

Per queste persone scrivere è un modo per buttar fuori tutto quello che li riguarda, senza subire pressioni né provare vergogna. Scrivere i propri sentimenti, pensieri e desideri è uno dei modi migliori di fare ordine nella propria testa.

Nel corso della discussione si è toccato anche l’argomento dell’adolescenza, e in questo caso ci teniamo ad usare le parole di Daniele: “Dovremmo tutti cercare di capire che un ragazzo di vent’anni vive già una fase di nervosismo e irrequietezza, e la cosa a cui tengo e il messaggio che mi farebbe piacere arrivasse alle persone è proprio quello di cercare di capire come urbanizzare quest’inquietudine, senza essere solamente un dato da curare”.

Verso la fine, ci siamo riservate una piccola sorpresa alla quale ha gentilmente collaborato lo stesso Daniele: abbiamo avuto la possibilità di regalare 2 copie di Tutto chiede salvezza autografate da Daniele!

La scelta dei 2 fortunati è avvenuta tramite sorteggio e presto i due vincitori riceveranno la loro copia! Ci siamo poi salutati con la promessa di rivederci ad ottobre, dopo l’uscita del nuovo libro di Daniele.

È stato un incontro emozionante, formativo e davvero piacevole e noi non potremmo che nuovamente ringraziare Daniele, l’ufficio stampa Mondadori e i nostri amati Psicolettori.

Tanti auguri, Letterapia!

Oggi “Letterapia” compie un anno, e noi vogliamo celebrarlo con questo articolo e un’altra piccola sorpresa.

In questo nostro nuovo spazio, non vi abbiamo ancora parlato di uno dei progetti che abbiamo creato su Instagram, uno di quelli fatto di collaborazioni e lavoro di squadra, che ci ha permesso di creare delle bellissime relazioni e, soprattutto, di vedere la lettura da un punto di vista diverso dal nostro.

Quando Bri di Adrenalibri lo scorso anno ci ha proposto di creare questo spazio con lei e con Manu di Readingram , non potevamo che accettare!

Ma che cos’é letterapia?

Letterapia non é molto diverso da quello che già facciamo: ogni mese scegliamo un libro di cui parlare da un punto di vista psicologico, lo leggiamo o rileggiamo insieme – a volte alcune di noi lo hanno già letto, altre volte no, e poi lo approfondiamo con diversi post su IG, nelle nostre rispettive pagine, sul blog di Bri e tramite stories parlate.

Quello di cui ci siamo accorte lavorando insieme, é proprio questo, cioè il confrontarsi e mettere d’accordo 5 teste diverse, con 5 esperienze lavorative e universitarie differenti e, soprattutto, specializzazioni ed ambiti della psicologia diversi tra loro. Infatti, a volte può succedere che lo stesso tema e/o argomento venga affrontato sia in modo clinico, sia in modo neuropsicologico, sia in termini di relazioni familiari e cosi via.

Il nostro é un vero e proprio progetto di divulgazione scientifica mirato alla conoscenza, alla consapevolezza e all’abbattimento di miti e tabù sulla salute mentale.

Per il nostro primo anno, abbiamo deciso di fare una diretta IG sui nostri canali “Psicoleggimi” e “Adrenalibri” per ripercorrere insieme quello che é stato il lavoro svolto, tirare le somme ma, soprattutto, sapere cosa ne pensate voi e se i libri e le iniziative che vi abbiamo proposto vi sono sempre piaciute, o meno.

La diretta sarà Giovedí 11 Febbraio alle ore 21 (ora italiana) quindi… save the date!

Nel frattempo, vi lasciamo tutti i libri e i post di cui abbiamo parlato in un anno un po’ funesto, che ci ha comunque tenuto tanta compagnia:

Il cardellino” di Donna Tart, disturbo post traumatico da stress (DPTS);

Stoner” di John Williams, Disturbi di Personalità del Cluster C;

Di armonia risuona e di follia” di Eugenio Borgna, da dove nasce il dolore nel nostro cervello;

Astenersi astemi” di Héléna Marienské, le dipendenze;

Diaro di scuola” di Daniel Pennac, l’abbandono scolastico e Bri i DSA;

Tenera é la notte” di Francis Scott Fitzgerald, transfert (e contro transfert);

Giorni senza fame” di Delphine De Vigan, disturbi del comportamento alimentare;

Parlarne tra amici” di Sally Rooney, le relazioni personali e Bri ha approfondito il l‘endometriosi;

Inoltre, a ottobre 2020, nel corso del mese del benessere psicologico, abbiamo ripassato gli esperimenti psicologici più o meno famosi, che trovate nel nostro profilo IG e abbiamo poi fatto una diretta che, invece , trovate qui.

Vi aspettiamo Giovedí sera e…. spegnete la nostra prima candelina con noi!